Premessa
Mio padre, come molti padri di altrettanti pescatori, mi ha iniziato alla pesca all’età di 6 anni. É stato un grande maestro e mi ha fatto appassionare a questa splendida “arte”. Abbiamo trascorso insieme tanto tempo sulle rive di laghi e fiumi.
Ora, complice l’età e qualche acciacco di troppo, ha dovuto praticamente abbandonare la pesca. Ogni tanto mi accompagna, lo porto con me, e se ne sta seduto sulla riva a guardarsi in giro, ad osservare, e a godersi qualche ora all’aria aperta.
Nella sua casa a Milano ma in particolare, in quella al lago d’Iseo, è presente una grande quantità di materiale da pesca, montature di ogni genere: mulinelli, canne, piombi, galleggianti e un gran numero di esche artificiali che hanno sempre attirato la mia attenzione.
Mio padre ha sempre comprato il meglio. Due marchi su tutti: RAPALA e MEPPS
Un giorno mentre rovistavo a sua insaputa nella sua attrezzatura, mi imbattei in un vecchio TANDEM. Molto bello, essenziale nella forma e nei colori. Classico fiocco rosso sull’ancoretta, due palette argentate e, sul corpo dell’artificiale, due palline bianche in ceramica.
Arrivo a casa e chiamo mio padre per informarlo che mi ero impossessato del suo artificiale.
IL RACCONTO…….
Un giorno di maggio di 3 anni fa, alcuni amici mi invitarono a pescare in un luogo nei pressi del Lago di Iseo.
Malgrado frequentassi quei posti da molti anni, la descrizione di quella destinazione, mi era sconosciuta.
L’appuntamento è alle ore 8.00. Dopo pochi metri dal ritrovo stabilito, imbocchiamo una stradina che ci porta davanti ad un cancello. Dopo pochi istanti, questo cancello si apre, entriamo e mi rendo contro immediatamente di essere in un posto magico.
Stentavo a credere che a pochi metri da dove ero solito pescare, ci fosse uno spot cosi bello.
Da un piccolo sentiero si aprivano 2 piccoli bacini d’acqua, uno a destra e uno a sinistra. La vegetazione circostante, fatta di piante e canneti, faceva da cornice a questi due laghetti. Ma altre sorprese non tardano ad arrivare.
Ci dividiamo a gruppetti di 2 pescatori per barca; ovunque regna il silenzio e il nostro motore elettrico non provoca alcun disturbo a questa tranquillità. La barca procede lentamente sullo specchio d’acqua e in un angolo intravedo una piccola apertura, la imbocchiamo e entriamo in un altro piccolo lago e poi un altro ancora. E’ davvero tutto incredibile. L’acqua è di un colore verde scuro; a mala pena si intravedono i rami di piante sommerse, spot ideale per ricercare i pesci predatori, luoghi dove ti aspetti da un momento all’altro l’attacco del pesce.
L’amico che è in barca con me mi racconta della presenza di Black Bass e Lucci, alcuni dei quali di notevoli dimensioni.
Malgrado trovi la pesca al Bass, estremamente divertente, il mio obiettivo dichiarato è il Luccio.
Le barche si dividono. La mattinata trascorre tranquilla. Ci giungono voci di qualche cattura di bass ma del Luccio nessuna traccia.
Dopo la prima ora trascorsa a studiare lo spot e a provare varie esche, comincio a selezionarne solo alcune e mi concentro su queste.
Passa qualche ora e non registro nessun attacco, neanche una “toccata”. Ma come è possibile? Forse sbaglio qualcosa e comincio a cambiare freneticamente le esche…niente, non succede niente.
Anche gli altri pescatori si trovano nella medesima situazione .
Il tempo passa inesorabile e l’orario di rientro si avvicina sempre più. Gli amici che si sono avventurati più lontano cominciano a rientrare e anche noi ripercorriamo la strada a ritroso, lanciando qua e la i nostri artificiali.
Il “cappotto” si sta materializzando.
Chi pesca i Lucci sa benissimo che il rischio di finire senza attacchi è qualcosa di assolutamente normale. E’ il predatore per eccellenza, la preda più ambita. E’ un pesce difficile che spesso si fa desiderare: fa parte della sua natura; bisogna accettarlo così com’è.
Stiamo rientrando e siamo quasi giunti al punto di partenza; pochi lanci ancora e questa meravigliosa mattinata volgerà al termine.
Comincio a rovistare nelle cassette delle esche in modo frenetico alla ricerca di qualcosa che ancora non ho usato e trovo: sotto un groviglio di cucchiaini, un TANDEM. Era l’esca che avevo trovato a casa di mio padre qualche giorno prima.
La innesco e la lancio sulla mia sinistra facendole fare tutto il sottosponda. Pochi giri di manovella e sento una brusca frenata….la canna si piega…. è LUI!
La battaglia è iniziata. Il pesce punta in diverse direzioni ma io c’è l’ho; lo sento, è allamato bene ma non lo vedo. Si infila sotto la barca e poi di nuovo riparte… poco ancora ed è nel guadino.
E’ un pesce molto bello con una bellissima livrea. Le dimensioni non sono importanti, ad occhio e croce dovrebbe essere un pesce sui 75 cm. Lo slamo, scatto la foto di rito e lo faccio rientrare in acqua.
Chiedetemi se sono felice?….. Siiiii, lo sono!! Come un bambino al parco giochi.
Giunti a riva, ancor prima di aiutare gli altri a recuperare l’imbarcazione, chiamo mio padre.
Al terzo squillo mi risponde:
papà: Ciao, allora come è andata?
io: Papa è andata benissimo, ho preso un luccio!
papà: Ma che bello! Era grosso?
io: No, non grossissimo, circa 75 cm ma veramente un bel pesce!
io: Sai con quale esca l’ho preso?
papà: No, con quale? Dimmi….
io: …Con il tuo TANDEM
Un brivido di emozione ci percorre entrambi e dopo qualche interminabile secondo……….
papà: Bravo, ottimo lavoro!
Il ricordo di quella telefonata mi emoziona ancora. Se mio padre fosse stato con me in quel momento, mi avrebbe sicuramente consigliato il suo vecchio TANDEM.
Paolo