COME E’ NATO IL MIO SPINNING?

Erano gli anni 90 e pescavo i miei primi pesci con poche rudimentali attrezzature.

I laghi di Lamar erano il teatro delle mie prime avventure, e gli avversari erano principalmente i furbi cavedani che vedevo passare sornioni nella spiaggia, quasi mi volessero sfidare con un sorrisetto beffardo. Uno dei trucchetti per convincerli si rivelò l’esca in movimento. E dal mio fornitissimo paniere delle esche estrassi una brioches, il trancino del Mulino bianco, che chissà perchè da un sacco di anni non è più stato prodotto. Una pallina sull’amo, qualche piombino, nessun galleggiante, si lancia e si recupera. La morbida e appetitosa pallina di brioches al cioccolato fluttua richiamata dalla lenza, il cavedano la insegue, altri lo imitano, prima o poi qualcuno cede e addenta.

Ok, voi direte, ma lo spinning dov’è? Arriva adesso.
Mi accorsi ben presto di un altro pesce che spesso inseguiva incuriosito la pallina, il persico reale. Ne sapevo abbastanza per capire che la brioches al cioccolato non centrava niente, era il movimento che incuriosiva il tigrato predatore.
Così decisi che dovevo prenderlo, ed anche che potevo risparmiare quella mezza brioches che puntualmente sacrificavo e tenerla invece tutta per me.

Rincorrono un esca che non mangerebbero? Bene, posso anche toglierla. Non so quanti di voi mi crederanno ( ma se siete partiti da zero come il sottoscritto non avrete difficoltà ) ma la mia esca fu il niente. O meglio, l’amo vuoto. La mia prima insidia artificiale, il primo qualcosa di finto che, muovendolo, faccia pensare al predatore che si tratti di altro, e lo convinca a morderlo.

Un amo del 16 con un pallino da 0,10 gr pinzato e portato fino al contatto con il nodo della paletta. Così facendo l’amo restava leggermente storto. 30-40 cm più su c’era una coroncina di pallini quasi chiusa, solo per fare zavorra. Lancio e lascio che il tutto si appoggi sul fondo, dove il terreno è pulitissimo. E lì inizia un lentissimo recupero, con pause. I persici incuriositi si radunavano attorno a questo trenino insolito. Io la scena la potevo immaginare, la vedevo solo se i pesci inseguivano fino al fuoriuscire della lenza dalla corona, entrando nel fondale chiaro di acqua bassa che porta alla sponda. Ogni tanto qualcuno provava ad aspirare il minuscolo, quasi inesistente artificiale, e restava allamato dalla sola trazione e dal peso dei piombini sulla lenza. Ce l’avevo fatta. Avevo fatto credere ad un pesce predatore che qualcosa di finto, per giunta da me ideato, fosse qualcosa di vivo e commestibile. Era nato il mio spinning, l’arte dell’inganno, il finto che sembra vero. E finirono a riva 7 persici reali, mentre gli esterefatti pescatori con il cucchiaino e con il vivo avevano macinato filo a vuoto a pochi metri da me.

Il resto è storia. Sapevo già che esistevano i cucchiaini, un paio li avevo anche in cassetta, ereditati dallo zio che non ci aveva mai preso niente. Provai subito. Mi resi conto, ben presto, che non è così scontata la loro resa maggiore nei confronti del mio amo vuoto. Anzi, fu una disfatta totale. I miei persici non avevano mai alcuna voglia di inseguire un cucchiaino, la cui velocità minima per provocare la rotazione era già troppa per la loro pigrizia. Ricordo che usai un mepps 0 con la tecnica dell’amo vuoto, per così dire “potenziata”. Oliva di piombo da 10 gr, spezzone con il cucchiaio, lancio ovviamente più lungo e profondo. E recupero lentissimo, con il cucchiaino che si strascica sul fondo a intervalli, senza mai nemmeno accennare a ruotare. E fu così che vidi un persico che per me era bello grosso ( 25,5 cm, fu il mio record della stagione! ) inseguire e addentare più volte l’oliva di piombo. Poi, quando l’oliva arrivò troppo vicino alla riva, il persico si voltò e vide arrivare il cucchiaio, trascinato come un cadavere che alza qualche nuvoletta di sporco. Lo aspirò subito e restò attaccato all’ancoretta. Il mio primo pesce a cucchiaino, senza usare il cucchiaino come dicevano i libri, senza usarlo per come è stato ideato, ma usandolo come la mia esperienza con i primi piccoli persici mi aveva insegnato.

Mi rivolgo ora ai ragazzini e a chiunque, di qualsiasi età, si avvicini al meraviglioso mondo della pesca. Non voglio insegnare niente a nessuno citando questi esperimenti di un ragazzino che sfidava i pesci il sabato pomeriggio dopo la scuola. Il mio è solo un suggerimento: non cerchiamo la soluzione da un video, un social, un pettegolezzo, un catalogo di nuove attrezzature. Provate a creare, inventare, dedurre. Traete conclusioni che certamente sono già state tratte da qualcun altro prima di voi e prima di me, ma arrivateci da soli, almeno qualche volta. Perchè se questo vi porterà ad un pesce, anche piccolo e comune, sarà un pesce che avrete capito, insidiato e battuto con le vostre idee e non mettendo in pratica le intuizioni e le deduzioni ( seppur geniali ) di qualcun’altro. E un po’ come la cucina. Se segui la ricetta alla perfezione il piatto sarà fantastico. E i complimenti andranno fatti a chi ha ideato la ricetta.

Se scoprite che un sistema ideato da voi in realtà esiste già, ed è praticato con successo in giro per il mondo, beh…non avete inventato niente ma avete avuto la stessa felice intuizione che ha avuto qualcuno che aveva capito i pesci, prima di voi e di tante altre lenze.

Sorrido quando vedo che ora si parla di spin fly, ricordando quando usavo una ninfa con un piombo in testa e la lanciavo con canna da spinning giocattolo leggero e nylon 0,16, per poter pescare da sponde alte sul torrentello visto che ancora non c’erano i siliconici e avevo bisogno di un esca da manovrare dall’alto in verticale. Come anche quando ho scoperto che il drop shot che tanto sentivo nominare era quella cosa del piombo sotto e falcetto a bandiera che avevo ideato per certi fondali, e che lanciavo con la mie canna comprata alla bancarella dei russi.

Non ho inventato niente per primo, ma sono contento di aver sfogliato quei manuali bellissimi della pesca che sono i nostri fiumi e laghi.

Simone Beuzer Fishing Guide

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